L’oro che cambiò il destino del Brasile

Il nome “Ouro Preto” significa “oro nero”, in riferimento al metallo prezioso ricoperto da una patina ferrosa che veniva estratto dalle montagne circostanti. A partire dal 1698, la regione divenne il fulcro della più grande febbre dell’oro del continente, attirando migliaia di cercatori, schiavi africani, funzionari portoghesi e artisti.

Le miniere di Passagem e Chico Rei, oggi visitabili, raccontano la fatica e la brutalità di quell’epoca. Si scende in profondità, tra cunicoli umidi e strumenti rudimentali, per toccare con mano la storia di uomini che scavavano per giorni interi, spesso senza vedere la luce. La leggenda di Chico Rei, uno schiavo africano che riuscì a comprare la propria libertà e quella di altri, è ancora oggi simbolo di dignità e riscatto.

Il barocco che scolpì l’anima

Con la ricchezza dell’oro, arrivò anche l’arte. Ouro Preto divenne un laboratorio barocco a cielo aperto, dove architetti e scultori portoghesi, spesso autodidatti, diedero vita a un’estetica potente e spirituale. Il protagonista assoluto fu Antônio Francisco Lisboa, detto Aleijadinho, figlio di uno schiavo e di un architetto portoghese, che nonostante una grave malattia deformante, scolpì alcune delle opere più straordinarie del barocco brasiliano.

Tra le chiese più emblematiche:

  • Igreja de São Francisco de Assis, capolavoro di Aleijadinho, con facciata scolpita e interni dorati
  • Nossa Senhora do Pilar, dove l’oro ricopre ogni angolo, in un trionfo di opulenza e devozione
  • Igreja do Carmo, con decorazioni rococò e un’atmosfera più intima

Ogni edificio è un racconto: di fede, di potere, di estetica coloniale che si fonde con le influenze indigene e africane.

Una città che respira storia

Camminare per le strade di Ouro Preto significa immergersi in un tempo sospeso. Le case colorate, con balconi in ferro battuto e tetti spioventi, si affacciano su piazze dove il rumore dei passi risuona come un’eco antica. Il Museu da Inconfidência, situato nella Praça Tiradentes, racconta la storia della rivolta degli Inconfidentes, un movimento indipendentista represso nel sangue, ma che gettò le basi per la futura libertà del Brasile.

La città è anche sede di una delle università più antiche del paese, e questo le dona un’energia giovane, fatta di caffè, librerie e botteghe artigiane. Il contrasto tra passato e presente è armonico, come se Ouro Preto avesse imparato a convivere con le sue molte anime.

Sapori minerari e tradizioni culinarie

La cucina di Minas Gerais è rustica, saporita e profondamente legata alla terra. Nei ristoranti di Ouro Preto si gustano:

  • Feijão tropeiro, piatto a base di fagioli, farofa e carne secca
  • Tutu de feijão, crema di fagioli con aglio e pancetta
  • Pão de queijo, piccoli panini al formaggio croccanti fuori e morbidi dentro
  • Doce de leite, dolce al latte caramellato, spesso servito con formaggio fresco

Il tutto accompagnato da cachaça artigianale, distillato di canna da zucchero che qui si produce con metodi tradizionali.

Perché visitare Ouro Preto

Ouro Preto non è solo una città: è un palinsesto di storie, un museo vivente, un luogo dove l’arte e la memoria si incontrano. È il Brasile che non si trova sulle spiagge, ma tra le montagne, nei silenzi delle miniere, nei dettagli scolpiti delle chiese, nei racconti tramandati dai discendenti degli schiavi e dei cercatori d’oro. Per chi cerca profondità, bellezza e autenticità, Ouro Preto è una tappa imprescindibile. Un viaggio che non si misura in chilometri, ma in emozioni stratificate, come gli strati di terra che nascondevano l’oro e che oggi rivelano la vera ricchezza del Brasile coloniale.