El Djem: il Colosseo d’Africa
Costruito nel III secolo d.C., l’anfiteatro di El Djem è il terzo per dimensioni dopo quelli di Roma e Capua. Con una capienza stimata di oltre 30.000 spettatori, era il fulcro della vita pubblica della città di Thysdrus, allora uno dei centri più ricchi della provincia romana d’Africa.
La sua struttura ellittica, perfettamente conservata, domina il paesaggio circostante con una maestosità che sorprende: non ci sono colline né montagne, solo pianure e silenzio. Eppure, il monumento si impone come un faro di pietra, testimone di giochi gladiatori, spettacoli e rituali collettivi.
Camminare tra i suoi corridoi, salire sulle gradinate e osservare il cielo attraverso le arcate è un’esperienza che riporta indietro nel tempo, quando Roma non era solo una città, ma un’idea che si estendeva fino alle sabbie del Maghreb.
I mosaici: arte quotidiana e spirituale
Se l’anfiteatro è il simbolo della potenza pubblica, i mosaici di El Djem raccontano la vita privata. Provenienti da ville patrizie e domus urbane, oggi sono conservati nel Museo Archeologico di El Djem, un piccolo scrigno che custodisce capolavori di arte musiva.
I temi spaziano dalla mitologia alla caccia, dalla vita agreste alle scene marine. Tra i più celebri:
- Orfeo che incanta gli animali, simbolo di armonia cosmica
- Baccanali e danze dionisiache, con figure femminili dai volti espressivi
- Scene di pesca e navigazione, che testimoniano il legame con il Mediterraneo
La tecnica è raffinata: tessere minuscole, colori vividi, prospettive complesse. Non si tratta di semplici decorazioni, ma di narrazioni visive, strumenti di status e spiritualità. Ogni mosaico è una finestra su un mondo dove l’estetica era parte integrante della vita quotidiana.
Thysdrus: una città romana in Africa
El Djem non era un avamposto periferico, ma una città prospera, grazie alla produzione di olio d’oliva, esportato in tutto l’impero. Le ville erano sontuose, le strade lastricate, i templi dedicati a divinità romane e locali.
La fusione culturale tra Roma e le tradizioni berbere ha generato una Roma d’Africa unica, dove l’urbanistica, la religione e l’arte si adattavano al clima, alla geografia e alla spiritualità del luogo. I mosaici ne sono la prova: non copie di modelli romani, ma reinterpretazioni locali, con simboli e motivi propri.
Tunisia archeologica: un viaggio nel tempo
El Djem è solo una delle tappe di un itinerario che attraversa la Tunisia archeologica:
- Cartagine, con le sue rovine puniche e romane
- Dougga, città collinare con teatro, foro e templi
- Bulla Regia, famosa per le case sotterranee e i mosaici intatti
- Sbeitla, con il suo complesso capitolino perfettamente conservato
Ogni sito è un frammento di un mosaico più grande: quello di una civiltà che ha saputo integrare, trasformare e tramandare.
Perché andare
Visitare El Djem significa toccare con mano la continuità storica tra Europa e Africa, tra passato e presente. È un luogo dove la pietra parla, dove l’arte racconta, dove il silenzio è pieno di memoria.
Per chi ama la storia, l’archeologia e l’estetica, El Djem è una tappa imprescindibile. Ma anche per chi cerca autenticità, bellezza e profondità, è un viaggio che lascia il segno.


