Salta: l’eleganza coloniale ai piedi delle montagne
Salta, soprannominata “la linda” (la bella), è una città che incanta con la sua architettura coloniale, le sue chiese barocche e la sua atmosfera rilassata. Fondata nel 1582, è il punto di partenza ideale per esplorare l’Argentina andina. Passeggiare per il centro storico significa attraversare secoli di storia: la Cattedrale rosa, il Cabildo con i suoi portici bianchi, i mercati artigianali dove si vendono ponchos, ceramiche e mate.
Ma Salta è anche un crocevia culturale: qui si incontrano le tradizioni indigene e l’eredità spagnola, la musica folklorica e la spiritualità andina. La sera, le peñas (locali tipici) si animano di chitarre, bombo legüero e zambas, mentre il vino di Cafayate scorre nei calici come un racconto di terra e sole.
La Quebrada de Humahuaca: un canyon di leggende e pigmenti
Proseguendo verso nord, si entra nella Quebrada de Humahuaca, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. È un canyon lungo 150 km che taglia la provincia di Jujuy come una ferita colorata nella roccia. Le montagne qui non sono solo montagne: sono tavolozze geologiche, con strati di rosso, ocra, verde e viola che raccontano milioni di anni di storia terrestre.
Il Cerro de los Siete Colores, a Purmamarca, è forse il più celebre: una montagna che sembra dipinta a mano, con sfumature che cambiano a ogni ora del giorno. Ma ogni villaggio della Quebrada ha la sua anima: Tilcara, con le rovine preincaiche del Pucará; Humahuaca, con le sue feste sincretiche e la statua del santo che benedice la piazza ogni mezzogiorno; Uquía, con la sua chiesetta barocca e gli angeli armati dipinti dai pittori della scuola cuzqueña.
Tra cactus, salares e silenzi
Oltre i villaggi, la natura si fa protagonista assoluta. I cardones, giganteschi cactus colonnari, punteggiano i paesaggi come sentinelle immobili. Le Salinas Grandes, un deserto di sale a oltre 3.000 metri d’altitudine, abbagliano con la loro luce bianca e surreale. Camminarci sopra è come fluttuare in un sogno, tra cielo e terra, con l’orizzonte che si dissolve in un silenzio assoluto.
E poi ci sono i cammini polverosi, le strade che si arrampicano tra le montagne, i pastori con i loro lama, le donne con le gonne colorate e i cappelli a tesa larga. Ogni incontro è un frammento di un mondo che resiste, che vive secondo ritmi antichi, lontani anni luce dalla frenesia urbana.
Sapori ancestrali
La cucina di Salta e Jujuy è un viaggio nel tempo. Qui si mangiano empanadas salteñas ripiene di carne speziata e patate, locro (uno stufato di mais, zucca e carne), humitas avvolte nelle foglie di mais, e tamales cotti a vapore. Il tutto accompagnato da un bicchiere di torrontés, il vino bianco aromatico che nasce tra le vigne d’alta quota di Cafayate.
Ma il vero sapore di queste terre è quello della condivisione: pasti consumati in famiglia, nei mercati o nelle feste patronali, dove il cibo è un pretesto per raccontare storie, cantare e celebrare la vita.
Dove il tempo si ferma
C’è qualcosa di profondamente spirituale in queste terre. Forse è l’altitudine, forse il silenzio, forse la presenza costante delle montagne. Ma chi arriva a Salta e Jujuy spesso racconta di aver ritrovato un ritmo interiore, di aver riscoperto il valore del tempo lento, dell’ascolto, della contemplazione.
È un’Argentina diversa da quella delle metropoli e delle pampas: più antica, più intima, più essenziale. Un luogo dove il tempo non è una linea retta, ma un cerchio che si ripete, come le danze rituali, come le stagioni, come le storie che si tramandano sotto il cielo andino.


