Cosa sono i Paladares?

I paladares sono ristoranti privati gestiti da famiglie cubane, nati negli anni ’90 come risposta creativa alla crisi economica. Inizialmente tollerati, poi regolamentati, oggi rappresentano una delle esperienze gastronomiche più autentiche dell’isola. Non sono semplici locali: sono case trasformate in luoghi di accoglienza, dove si cucina con amore, si raccontano storie e si condivide la tavola come in famiglia.

Dentro una casa cubana

Entrare in un paladar significa spesso varcare la soglia di un’abitazione coloniale, salire scale scricchiolanti, attraversare cortili pieni di piante tropicali e sedersi sotto lampadari vintage o murales dipinti a mano. Il menù? Mai troppo lungo, ma sempre stagionale e legato alla disponibilità del mercato locale. Piatti come ropa vieja, arroz congrí, tostones e malanga fritta raccontano la storia di una cucina povera ma ingegnosa, dove ogni ingrediente ha un ruolo preciso.

Le cuoche, vere protagoniste

Dietro ai fornelli ci sono spesso donne cubane che cucinano come hanno sempre fatto per la loro famiglia. Non c’è scuola alberghiera, ma c’è sapienza pratica, gestualità tramandata e una capacità straordinaria di trasformare poco in molto. Alcune di loro sono diventate vere e proprie icone locali, con paladares che attirano viaggiatori da tutto il mondo.

Dove trovarli a L’Avana

Tra i più noti ci sono:

  • La Guarida, dove è stato girato “Fresa y Chocolate”, elegante e teatrale
  • San Cristóbal, che ha ospitato anche Barack Obama
  • Doña Eutimia, nel cuore di Plaza de la Catedral, rustico e familiare

Ma i più memorabili sono spesso quelli senza insegna, scoperti per caso, magari consigliati da un tassista o da un anziano seduto al Parque Central.

Perché scegliere un paladar

Mangiare in un paladar significa sostenere l’economia locale, vivere un’esperienza non turistica, e soprattutto entrare in contatto diretto con la Cuba vera. È un atto di fiducia e di curiosità, che spesso si trasforma in una chiacchierata, una lezione di cucina improvvisata o un invito a tornare. L’Avana si lascia scoprire anche a tavola, e i paladares sono il suo cuore pulsante. Non servono stelle Michelin: bastano un sorriso, un piatto caldo e una storia da ascoltare.